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Spunti per affrontare il giorno della memoria nel 2024

Quest’anno, più degli altri, l’approssimarsi del Giorno della memoria nelle scuole, come altrove, pone una serie di questioni complesse da affrontare.

Quest’anno, più degli altri, l’approssimarsi del Giorno della memoria nelle scuole, come altrove, pone una serie di questioni complesse da affrontare. Da più parti ci sono state rivolte richieste di orientamento: insegnanti, educatori ed educatrici che si chiedono come rispondere alle molte domande che le loro classi e gruppi di giovani rivolgono in merito alla recrudescenza dell’attività di espansione delle colonie e di pulizia etnica in Cisgiordania dopo l’attacco di Hamas e degli altri gruppi armati gazawi del 7 ottobre e della reazione dell’esercito israeliano che sta colpendo indiscriminatamente tutta la popolazione di Gaza.
Genocidio, sterminio, civili, corti internazionali, crimini di guerra: le parole del lessico usato solitamente nelle scuole il 27 gennaio quest’anno assumono un’ancora più sinistra attualità, e non ci stupisce che le persone giovani chiedano chiarimenti e confronti con chi dovrebbe fornire loro una bussola.

Dal punto di vista della didattica della storia poi, la questione si fa dirimente anche in conseguenza al vademecum espresso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, circolato ampiamente sui social in gruppi che si occupano di educazione e insegnamento e che, sottolineiamo, non rappresenta la posizione di tutte le persone di fede e cultura ebraica ma che fondamentalmente taccia di antisemitismo chiunque sollevi dubbi sull’operato di Israele nell’attuale conflitto, per il quale rimandiamo al commento di Valerio Renzi per Fanpage

Pur sapendo che questi non saranno esaustivi, cercheremo di sintetizzare alcuni punti fondamentali e di fornire qualche materiale didattico tra quelli che abbiamo prodotto negli anni, per affrontare il tema con la giusta cassetta degli attrezzi. 

“Se ieri… allora oggi…” L’analogia non è comparazione. 

Tracciare analogie semplicistiche tra ciò che accadde sotto i regimi nazista e fascista e ciò che accade oggi ci porta fuori strada. Per comprendere quello che sono state le deportazioni nazifasciste nel loro complesso, è necessario dedicare uno specifico approfondimento a quel contesto. Per fare ciò, possiamo suggerire una serie di materiali didattici che abbiamo creato nel corso del tempo.

  • Modulo “Contestualizzare le deportazioni” del corso online “Storia e memoria delle deportazioni nazifasciste”, realizzato in collaborazione con ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti. Questo modulo affronta il contesto nazionale e internazionale in cui sono maturate le deportazioni, mettendole in correlazione con gli eventi della Seconda Guerra Mondiale, quando le deportazioni crescono in numero e in intensità.
Il 27 gennaio non commemora solo la Shoah.

Le deportazioni nazifasciste hanno coinvolto diverse categorie di persone, perseguitate per la propria appartenenza etnico-religiosa, politica, di orientamento sessuale e in generale di “non conformità” rispetto a quanto propagandato dai regimi. Nell’occasione della commemorazione, non dimentichiamoci di includere tutte queste categorie, dando conto di cosa è stato il sistema repressivo e concentrazionario nel suo complesso.

  • Modulo “I deportati” del corso online “Storia e memoria delle deportazioni nazifasciste”, realizzato in collaborazione con ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti. Questo modulo affronta nello specifico la vicenda dei deportati, individuando le categorie di persone che furono soggette a deportazione e le caratteristiche della loro permanenza all’interno dei Lager.
  • Kit didattico digitale “Reprimere, obbedire, deportare. Dal Tribunale Speciale alla Repubblica Sociale”. Una risorsa con cui esplorare il rapporto tra la repressione fascista e le deportazioni politiche nei territori della Repubblica sociale (con fonti audio e documenti).
Una storia che riguarda tutte e tutti.

Troppo spesso nelle ricostruzioni storiche relative alle deportazioni manca la prospettiva femminile. È importante includere tale sguardo per comprendere a fondo quanto l’impegno e l’attivismo delle donne sia stato fondamentale per innescare una risposta resistenziale al sistema repressivo nazifascista. 

  • Kit didattico digitale “Ho fatto la partigiana”. Una risorsa (con documenti e materiali selezionati) che approfondisce la storia personale della partigiana Franca Turra nel contesto generale della Seconda guerra mondiale e della Resistenza a Bolzano.
Una storia che ci riguarda ancora.

Sappiamo quanto sia rilevante un legame, anche solo di senso, con gli eventi storici che si vogliono trasmettere, a maggior ragione quelli che vengono assurti a momenti di riflessione identitaria collettiva. I ragazzi e le ragazze di oggi sono lontani quattro generazioni dagli eventi che ricordiamo il 27 gennaio e sono portatori di memorie transnazionali, extraeuropee, che hanno coordinate storiche differenti. E’ quindi estremamente importante intercettare i linguaggi, i riferimenti e gli immaginari di chi ascolta, perché  quanto accaduto in Europa negli anni ‘20, ‘30 e ‘40 conservi un significato nel nostro presente.

La memoria e l’oggi.

Attualizzare il discorso sulla memoria delle deportazioni ci porta ad osservare le narrazioni pubbliche che si sono sviluppate nel corso del tempo. Orientarsi tra le diverse forme di negazionismo e neo-negazionismo, antisemitismo (che è ben diverso dall’antisionismo!), riduzionismo e rimozionismo è necessario per difendersi dagli abusi storici. Saper riconoscere le manipolazioni della memoria e imparare ad analizzarle è il primo passo per sviluppare dei veri e propri anticorpi democratici.

  • Modulo “ La memoria e i problemi dell’oggi” del corso online “Storia e memoria delle deportazioni nazifasciste”, realizzato in collaborazione con ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti. Questo modulo si focalizza sui modi in cui la memoria delle deportazioni è stata trasmessa alle nuove generazioni e l’eredità che il passato nazifascista ha lasciato nel discorso pubblico italiano del dopoguerra.

Muoversi sulla direttrice tra passato e presente ci porta inevitabilmente all’attuale situazione in Medio Oriente. Non per un filo distorto che lega lo sterminio degli ebrei alla tragedia dei/delle gazawi/e, ma perché questo conflitto parla di esclusione, negazione di diritti, cancellazione dell’altro, costruzione di narrazioni tossiche e stereotipi.
Di seguito qualche spunto per affrontare alcuni temi legati alla questione israelo-palestinese in un’ottica di analisi critica. 

“Chi ha ragione?” Ripercorrere le narrazioni.

Una possibile chiave di lettura per cercare di orientarsi nella situazione attuale è quella di osservare al microscopio le narrazioni delle parti. Come si è costruita e consolidata la narrazione di sé promossa dallo stato di Israele? Come si è costruita e consolidata la narrazione di sé promossa dai/lle palestinesi, dai/lle gazawi e come quella di Hamas? Compiere questo esercizio richiede tempo e pazienza: è necessario raccogliere e confrontare le fonti, vagliarle con attenzione, tenendo sempre a mente che il compito di chi si occupa di storia non è quello di attribuire un valore morale agli eventi quanto piuttosto ricostruirli, includendo le diverse prospettive che li hanno originati.

Un appiglio bibliografico utile per chi volesse cimentarsi in questa operazione, è il classico senza tempo di Eric Hobsbawm e Terence Ranger, L’Invenzione della tradizione, Einaudi, 1987, che introduce al tema di come si costruiscono le narrazioni storiche attraverso l’uso strumentale del passato. Un altro riferimento, anche se si occupa di tutt’altro contesto, è il volume di Julie Mertus, Kosovo: How Myths and Truths Started a War, University of California Press, 1999. Il testo si concentra sulla costruzione della “verità”, l’elemento concettuale che fonda le basi delle narrazioni. Le verità delle parti possono essere confliggenti e questa apparente contraddizione è il punto di partenza per una ricostruzione che tenga conto della complessità.

“Diritto di difendersi/diritto di resistere”. Osservare le dinamiche di potere. 

Anche questa chiave di lettura può consentire e stimolare una riflessione che tiene conto della complessità della situazione attuale. Come sono cambiati nel tempo i rapporti di potere tra le parti? Cosa vuol dire difendersi? E cosa Resistere? Uno spunto bibliografico è il volume di Ilan Pappé e Noam Chomsky, Palestina e Israele: che fare?, Fazi, 2025, dove i due autori riflettono sulle politiche di occupazione sotto la lente interpretativa dei processi di colonizzazione/decolonizzazione.

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