Laboratorio Lapsus

Laboratorio Lapsus nasce nel 2007 come acronimo di “LAboratorio Progettuale Studenti Universitari di Storia” presso l’Università degli Studi di Milano. Laboratorio Lapsus ha un’anima originaria militante, nata proprio dall’esperienza di collettivo informale durante gli anni dell’università, che si è resa più sfaccettata e complessa, aprendosi al dialogo con tanti soggetti diversi del panorama locale e internazionale. Negli anni il progetto è cresciuto e nel 2011 ci siamo costituiti nell’Associazione di Promozione Sociale LAPSUS – Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo, senza rinunciare all’iniziale impostazione laboratoriale.

ll laboratorio è un luogo in cui si studia e si sperimenta una determinata disciplina. Nel nostro caso, questa disciplina è la Storia, che viene analizzata e resa fruibile alla divulgazione. Un laboratorio però è anche un’officina, un luogo di creazione di prodotti: partendo sempre dallo studio, dall’analisi e dall’elaborazione concettuale propria degli storici, Lapsus lavora alla realizzazione concreta di prodotti culturali ed educativi quali ad esempio percorsi di formazione, corsi universitari, progetti di public history, documentari, mostre, eventi, percorsi didattici per le scuole e i contesti informali, ebook, risorse didattiche e iniziative pubbliche. Secondo la nostra concezione, un intellettuale deve “sporcarsi le mani” senza rimanere su una torre d’avorio lontana dal mondo che ci circonda. Da qui l’idea di ibridare la storia con un ambiente dinamico e sperimentale come un laboratorio, che abbia la capacità di forgiare anche nuove figure professionali adatte alle mutate caratteristiche del mondo del lavoro.

Una sintesi del nostro modo di lavorare e vedere la produzione storica e culturale.


La storia è il suo uso pubblico.

Non può esistere una storia che viva solo nelle università e negli istituti di ricerca; il luogo della storia è tra le persone, nella vita pubblica, nel dibattito, nelle strade e nelle piazze. In questi luoghi si deve stare, intercettando esigenze di comprensione da parte di gruppi di pubblico differenti, facilitando la partecipazione culturale e adattando il linguaggio ad ogni contesto, per una fruizione della storia che sia davvero per tutti e tutte.

Fare storia significa fare militanza culturale.

Chi si occupa di storia ha il compito di guardare oltre la storia “grande”, quella ospitata nei libri di testo, per rintracciare e ricomporre i frammenti di quelle storie minute che vivono nella memoria delle collettività subalterne, per farle dialogare e far emergere contraddizioni e conflitti delle società contemporanee.

Il “mestiere di storico” è un atto collettivo.

Fare ricerca storica è un mestiere complesso e delicato. Per farlo al meglio è fondamentale lavorare in équipe per diversificare le conoscenze, le competenze e i punti di vista, evitando il rischio di autoreferenzialità. Lavorare in team è al contempo un antidoto per non cedere alle logiche della competizione, per rendersi consapevoli che si è parte della grande famiglia del precariato e un laboratorio per creare modelli lavorativi sostenibili.

Scientificità e posizionamento coesistono e si supportano.

La storia è una materia sensibile al condizionamento politico. Maneggiarla significa avere un accesso preferenziale ai suoi contenuti e tale atto impone cautela e cura. Il punto di vista di chi scrive o divulga la storia non può essere celato dietro una presunta neutralità della disciplina. Prendere una posizione esplicita, usando sempre il metodo scientifico, è l’unico modo per preservare la storia dalle mistificazioni.

Sapere è condivisione

Tutti e tutte hanno il diritto di sapere e imparare. Chi possiede più competenze deve mettersi al servizio di chi non ha le stesse possibilità e strumenti di conoscenza. I risultati delle nostre ricerche assumono più forza se condivisi nella comunità e restituiti attraverso progetti culturali e orientati al pubblico.

Più domande, meno risposte.

Esiste il rischio di avere sempre la risposta pronta sugli eventi che caratterizzano la nostra contemporaneità. Fare storia, invece, serve a porsi domande, problematizzare, osservare i fenomeni da molte angolature. Un pilastro fondamentale del nostro lavoro è l’autoformazione, uno sforzo in termini di tempo e risorse, necessario per sviluppare un metodo che ci permetta di diffidare dalle risposte monocausali e semplificatorie a problemi complessi. Per leggere la complessità presente, servono più domande complesse sul passato.


Per qualsiasi produzione culturale è imprescindibile partire dalla ricerca. Come équipe ci siamo specializzati secondo le competenze e i campi di interesse individuali, arricchendo significativamente le conoscenze collettive e il panorama di argomenti di cui siamo in grado di occuparci. Da un nucleo di ricerca cerchiamo quanto più possibile di muoverci in tante e diverse direzioni, intercettando esigenze di comprensione della storia che provengono da vari strati della società, adeguando il linguaggio e i metodi di comunicazione ad ogni target. Questo processo creativo richiede competenza e specializzazione metodologica, per questo siamo costantemente in formazione interna, condividendo conoscenze e pratiche apprese altrove e avviando momenti di approfondimento secondo necessità. 

I cantieri di ricerca possono coinvolgere tutto il gruppo oppure solo dei segmenti, in base agli interessi, alle competenze e alle disponibilità di tempo e di forze di ognuno, consapevoli dell’attuale epoca di precariato in cui ci troviamo.

Questo processo di lavoro collettivo si è svolto per la produzione di tutti i progetti di Laboratorio Lapsus.


È nostra convinzione che il miglior modo per imparare sia praticare una disciplina, perciò con le nostre attività didattiche offriamo l’occasione di imparare i fatti della storia, i metodi di chi la scrive e farlo divertendosi. Per i progetti didattici le metodologie di riferimento sono la didattica laboratoriale, ludica e di simulazione, con cui è possibile favorire un più efficace apprendimento sia per le generazioni più giovani che per gli adulti. Attraverso i giochi di simulazione è possibile favorire esperienze di apprendimento significativo anche nei contesti più problematici. La didattica da remoto ha rappresentato un’ulteriore sfida, spingendoci a perfezionare contenuti per la fruizione individuale che non rinunciassero a quell’impostazione attiva che ci ha sempre contraddistinto.

L’insegnamento della Storia spesso si riduce alla lezione frontale ed alla semplice lettura dei libri di testo. Per superare questo limite, nei nostri percorsi didattici, sia universitari che per le scuole, affianchiamo alla forma più tradizionale di insegnamento in aula, tecniche di apprendimento che favoriscano un maggior coinvolgimento da parte dei partecipanti tramite giochi di ruolo a carattere storico, lavori di gruppo e l’utilizzo di strumenti digitali e supporti audiovisivi che risultino più efficaci per gli studenti e permettano di trasmettere la complessità dei temi che la Storia del ‘900 ci pone. Una delle anime della Storia è il suo insegnamento: riteniamo che coniugare metodi tradizionali con nuove forme di trasmissione e divulgazione del sapere sia la strada giusta per rilanciare ed innovare la didattica della Storia. Visita le sezione dedicata alla didattica per le scuole.

La storia ha un senso se è pubblica. Questo pensiero caratterizza tutta la produzione divulgativa e di public history di Laboratorio Lapsus, che si basa sul dare espressione al bisogno di storia “dal basso”, co-progettando prodotti culturali. Storia e memoria sono alleate e per questo ci dedichiamo a raccogliere le esperienze di vita del passato. Per i progetti che prevedono la relazione con testimoni, abbiamo fatto tesoro di molteplici metodologie di ricerca orale apprese nel corso dei nostri progetti. Anche grazie a momenti di formazione interna con esperti del settore, che si tratti di testimoni della Seconda guerra mondiale, di sopravvissuti/e o familiari di vittime delle deportazioni nazifasciste, così come portatori e portatrici di memorie traumatiche recenti, abbiamo messo a punto metodologie che mirano alla salvaguardia e alla tutela delle persone intervistate e che possano favorire l’affiorare della propria storia personale dal labirinto della memoria. Il nostro approccio è discorsivo e volto a favorire il racconto di vita, lasciando la parola a chi si presta a raccontarci la sua storia. 


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